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Predicano l’armonia tra i sessi. Si battono perché le donne non siano discriminate. E lo fanno senza spogliarsi. Chi sono le 20enni antagoniste del gruppo femminista ucraino
di Giovanna Faggionato
Non ne poteva più di vedere abitualmente le Femen sugli schermi televisivi all’ora di cena, sulle copertine dei giornali e sui poster delle edicole. Per questo, quando le attiviste ucraine hanno aperto il loro centro a Parigi, Iseul Turan, la 21enne francese studentessa di diritto, ha fondato Antigones. Un movimento che non vuole definirsi tale. Un gruppo femminile, più che femminista. Belle e piuttosto borghesi, le anti-Femen indossano l’abito candido delle tragedia greca e si richiamano all’opera di Sofocle, simbolo della contrapposizione tra ragione della famiglia e del cuore contro la legge dello Stato.
FEMEN, SOLO CORPI IN VENDITA. La loro prima iniziativa è stata un video messaggio, ovviamente contro le Femen: una pubblica accusa contro le «sessestremiste», come le attiviste del nudo amano definirsi. Per le Antigoni quella delle Femen è infatti pura «mercificazione» di «corpi in vendita», una critica che peraltro è stata più volte manifestata al gruppo anche dalle femministe della vecchia guardia. Turan conosce da vicino il movimento nato in Ucraina: ha trascorso due mesi da infiltrata. Ed è anche così che ha sviluppato la convinzione che non facciano nulla a favore delle donne.
BATTAGLIA POLITICA, NON DI GENERE. «Non hanno programmi o proposte, il loro unico messaggio è la foto e il titolo di giornale», racconta la 21enne a Lettera43.it con toni arrabbiati. Perché? «Quando contestano Berlusconi, non lo fanno per le donne: la loro è una battaglia politica». Turan e le sue compagne, un gruppetto che si compone di circa una trentina di persone, hanno denunciato anche la violenza delle Femen contro la religione. Per le Antigoni, invece, hanno spiegato, la fede è un mezzo che aiuta la realizzazione delle donne. «Sono cattolica e non ho paura di dirlo», spiega combattiva Turan. «I metodi delle Femen sono un’offesa alla mia dignità».
Il modello è la madre, e l’ideale è la grazia
Queste giovani carine, pulite e in ordine, truccate ma non troppo, ragazze di buona famiglia e un po’ sottotono, ripetono di lottare per l’armonia sociale e in nome del buon senso. Parole d’ordine che in bocca a 20enni paiono piuttosto reazionarie. Ma l’inventrice delle Antigoni rifiuta ogni etichetta e sostiene con decisione la sua battaglia personale: quella dell’armonia tra i sessi.
DISINTERESSE PER I GAY. Sulla stampa si è parlato di una presa di posizione del gruppo contro i matrimoni gay, ma lei nega: «Non ci siamo mai occupate dell’argomento». Si sono occupate invece di chiedere l’intervento delle forze dell’ordine e l’arresto per fermare le Femen. Perché le Antigoni non sono «né di destra né confessionali», ma vogliono ritrovare la grazia e l’eleganza, virtù che hanno fatto guadagnare al gruppo le pagine dei giornali.
DONNE AL POTERE. Le Antigoni, poi, vogliono battersi perché le donne siano riconosciute sul luogo di lavoro e possano arrivare nelle posizioni di dirigenza. Su questo fronte, però, ancora non ci sono né progetti né appuntamenti da fissare in agenda. D’altronde, anche sul fronte dei modelli femminili, il gruppo ha qualche titubanza. «Mia madre», è stata la prima risposta di Turan alla domanda. Poi Simone Weil, scrittrice partigiana, compagna di Albert Camus (autore molto citato dalle Antigoni), narratrice della condizione operaia, ma anche mistica cristiana capace di unire l’operaio e il fedele in un’unica rappresentazione di sofferenza. E poi ancora Benazir Bhutto, ex primo ministro pachistano uccisa in un attacco terroristico. «Perché è una donna che è arrivata al potere in Pakistan e questo basta».
LONTANE DA DE BEAUVOIR. La donna a cui le Antigoni non vogliono assomigliare invece, nemmeno a dirlo, è Simone de Beauvoir. La madre del femminismo, compagna di Jean-Paul Sartre, autrice del secondo sesso, tacciata di essere alternativamente un’intellettuale rigida, la prima delle libertine. «Non si è resa conto delle conseguenze delle sue azioni e del suo pensiero sulle donne». è il pensiero di Turan.
«Gli uomini? Anche loro vittime del sistema».
Il femminismo alla de Beauvoir è, secondo le Antigoni, parte dell’ideologia dominante. Che si compone di consumismo, della globalizzazione e della teoria di genere. Il gruppo anti-Femen ritiene che siano tutte tendenze legate tra loro: la liberazione sessuale ha infatti nutrito la società consumista e diviso gli uomini e le donne. Nel loro linguaggio, il femminismo passato attuale è solo una forma dell’individualismo imperante.
UN NUOVO RUOLO SOCIALE. Non a caso le Antigoni non rivendicano diritti, rifiutano l’idea della donna come vittima della società, e propongono invece una riflessione sul suo ruolo. «Vogliamo dare un altro senso all’impegno della donna nella sfera pubblica, con dignità e responsabilità. Vogliamo riflettere su quello che possono dare alla società e non semplicemente quello che possono ottenere per loro stesse». Sul loro sito propongono di sostituire alla teoria del genere, quella della cura. In altri termini, di rimpiazzare l’autonomia del femminile, facendosi carico dell’altro e degli altri. Sempre sottolineando le differenze tra uomini e donne: una diversità biologica che va riconosciuta e armonizzata.
RITORNARE ALLA COMPLEMENTARIETÀ. Fondamentale, secondo le Antigoni, è difendere la specificità del cervello nella veste di «amanti, mogli e madri». Tutti ruoli in funzione dell’uomo. E non c’è da stupirsi. Per l’inventrice del gruppo anti-Femen, quello che manca ai giorni nostri è la «complementarietà tra maschio e femmina: l’equilibrio alla base della società» si è incrinato. E ci rimettono tutti: «Anche gli uomini ne sono vittima».
Sabato, 15 Giugno 2013